LGG comunicare si può

Ci avviciniamo velocemente al periodo dell’anno fatto di cene aziendali. Solitamente il titolare sceglie la location, la data, estende gli inviti ai propri dipendenti e poi si gode (non sempre è così) la serata … mantenendo inalterato il suo ruolo istituzionale …

Mercoledì 13 novembre, assieme a Thuy, abbiamo avuto la possibilità di sperimentare una serata assolutamente nuova e stimolante e, da perenni apprendiste della comunicazione, abbiamo rivalutato profondamente il momento conviviale di fine anno.

Ci siamo subito chieste perchè le aziende ci tengono profondamente alle cene aziendali? Risposta: perchè è il loro modo per ringraziare i propri collaboratori più stretti. La comunicazione è profondamente inscindibile da quello che siamo e, partendo da questa considerazione, anche la “serata aziendale” può essere valorizzata per entrare in empatia con i propri collaboratori tramite un percorso sensoriale finalizzato ad abbattere le barriere istituzionali.

In comunicazione la parola EMPATIA si carica di significati: empatia per abbattere le barriere formali, per far vincere le emozioni, per rivelarci semplicemente per come siamo e scoprire che il titolare non è un “alieno” ma un essere umano che come noi gioisce, soffre, spera e … usa regolarmente la stanza da bagno.

Più unione genera più idee che a sua volta generano più lavoro che determina crescita.

Quindi, come trasformare una cena aziendale in un percorso sensoriale?

Ci ha pensato abilmente Enrica organizzando una serata test su invito presso la prestigiosa Villa Sesso Schiavo a Sandrigo (VI). E noi? Noi eravamo tra i venti invitati selezionati che avevano il compito di vivere la serata riportando il feedback ad Enrica.

La formula vincente è stata quella di abbinare un contest assolutamente classico con il viaggio sensoriale che iniziava fin dall’accoglienza.

Siamo state accolte con un cadeaux di raso nero, ci hanno cosparso il palmo della mano con olio vanigliato, ci hanno deliziato con piccole chicche culinarie. Al momento di raggiungere la sala da pranzo ci hanno fatto passare per tre splendide sale affrescate dove Cristina, “padrona di casa”, ci ha illustrato e motivato le scene dipinte.

La cena, oltre alla location, è stata la parte forte della serata. L’attenzione più che sul cibo era diretta nell’ascoltare il proprio corpo trasformando il momento conviviale in momento ludico. Abbiamo usato le mani, abbiamo toccato varie consistenze, varie temperature, abbiamo ascoltato Erica che ci illustrava il significato del cibo nella mitologia classica. Ad un certo punto siamo anche stati privati di un senso: la vista. Noi è il cibo! Risultato: le barriere che innalziamo soprattutto nel mondo del lavoro si sono abbattute, tra i conviviali si è instaurata una sorta di complicità, una nuova comunicazione, nuova energia. Essere stati aiutati in questo percorso sensoriale ci ha permesso in prima persona di esporci diversamente, di avvicinarci personalmente agli altri ospiti.

Il tutto si è concluso con grande convivialità, la formalità ha lentamente ceduto il passo all’umanità e tutto è sembrato per magia più vero.

È un esperienza da provare, la situazione ideale è il consolidamento del rapporto professionale, quindi la prerogativa prima è che ci sia un contatto ed una frequentazione tra gli invitati.

Questo format è assolutamente una valida alternativa alle cene aziendali di fine anno. Dedicare una carezza speciale ai propri collaboratori è segno di distinzione e professionalità. Noi comunichiamo sempre e non ci rendiamo conto che spesso ci sfuggono di mano momenti che potremmo facilmente trasformare in comunicazione attiva per il bene dell’azienda.

Esperienza da condividere, se volete ulteriori dettagli non esitate a contattare Enrica (info@enricacrivellaro.com) artefice dell’evento.